martedì 5 febbraio 2008

Non solo Tecnologia = il Catasto Ambientale

di Ivar Oddone

Che cosa è cambiato in questi ultimi 20 anni rispetto all'innovazione tecnologica nell'ambito della medicina, in particolare della medicina ambientale? Per un certo verso è superfluo sottolineare che gli strumenti, le tecnologie capaci di indagare sulla situazione dell'atmosfera, delle acque, del terreno e della normalità degli essere viventi per definire la situazione di rischio, sono oggi quantitativamente e qualitativamente molto più avanzati di 20 anni fa.

Una risposta indiretta in termini di sistema è però rappresentata dalla realizzazione più nota, essenziale, emblematica che coincide con la constatazione che si può bloccare il traffico delle auto private in una città a piacimento della Giunta Municipale o di quella Regionale. Anzi il Ministro dell'Ambiente, anche questa è una novità rispetto a 10 anni fa, minaccia sanzioni nei confronti degli amministratori locali che non faranno il loro dovere. Questo esempio dimostra come il problema dell'ambiente o meglio della difesa della salute rispetto alle aggressioni ambientali sia molto cresciuto nella sua importanza.

Trattare questo aspetto della "nuova situazione" potrebbe essere oggetto di una ricerca sicuramente valida. Io preferisco, o meglio considero che sia pregiudiziale, una considerazione storica. Infatti tentare di valutare che cosa ci sia di nuovo oggi; rispetto a 20 anni fa non può non basarsi su un tentativo di confronto tra le due situazioni.

La situazione di 20 anni fa era caratterizzata, dalla forte presenza del problema della difesa dall'ambiente all'interno della fabbrica. Non era soltanto una posizione della classe operaia, ma anche di tutta una serie di tecnici, che dai tecnici della salute, gli psicologi in particolare, si era andata allargando fino a coinvolgere i magistrati. Le argomentazioni in favore delle problematiche ambientali al di fuori della fabbrica sono nate dopo e vennero usate contro questa posizione che poneva al centro della lotta ambientale i luoghi di lavoro e non come una conseguenza e/o un di più aggravante....

Si andava ripetendo che i problemi delle piaghe sociali: gli infortuni stradali, gli infortuni casalinghi, l'alcoolismo, i danni da fumo, il diabete, le nevrosi, i tumori avevano un'importanza rilevante, anzi erano decisamente i problemi dell'ambiente da considerare come problemi prioritari.

Un secondo elemento che caratterizzava la situazione di 20 anni fa, era dato dal superamento dei due riferimenti sinora fondamentali ed unici per il controllo dell'ambiente: le leggi e i rappresentanti del potere legale da una parte e i padroni dei luoghi di produzione dall'altra. Questo superamento era rappresentato dal fatto che un terzo incomodo si era affacciato dalla scena politica ed era rappresentato da coloro che direttamente subivano le aggressioni dell'ambiente derivandone delle alterazioni della propria salute: gli operai e i produttori in genere. Questi attraverso i sindacati.... Da quella situazione è derivato un grande movimento che ha sicuramente improntato la riforma sanitaria dal punto di vista non solo delle leggi ma anche dello spirito in base al quale quelle leggi potevano essere lette, utilizzate.
Oggi la situazione è, sul piano degli attori, tornata ad essere quella di 20 anni fa. Sono di nuovo le leggi e i rappresentanti legali del potere a costituire insieme ai proprietari dei luoghi di lavoro gli elementi determinanti dell'intervento sull'ambiente.

Il terzo incomodo di allora non è più di scena. A sostituirlo sono comparsi dei movimenti politici: i verdi, gli ambientalisti, gli ecologisti, rappresentati d'altra parte ormai in tutti gli schieramenti politici.

Il confronto fra ieri ed oggi porta a considerare come elemento di notevole interesse la considerazione, o meglio la concezione dell'uomo che va difeso di fronte ai rischi ambientali.

Tornando al problema delle targhe alterne e/o del blocco totale del traffico delle auto private, non si può non tener conto del fatto che si impone ai cittadini di fermarsi, cioè di non utilizzare i propri mezzi personali di trasporto, che pure sono diventati un segno del benessere dello stato sociale dei cittadini, senza coinvolgerli, neanche spiegando quali sono i criteri in base ai quali si impone a chi non ha almeno due macchine "a targa alterna" di usare i mezzi pubblici.

Tornando a 20 anni fa un altro elemento di differenziazione balza agli occhi. Allora la classe operaia chiedeva di conoscere quali erano i danni recati dall'ambiente di lavoro, quali erano i fattori che venivano chiamati in causa, quale era la loro concentrazione, quali i massimi accettabili di concentrazione che non dovevano essere superati per garantire dal rischio ambientale.

Oggi tutto quello che rappresentava il coinvolgimento dei soggetti esposti a rischio ambientale non è assolutamente presente. È certamente sicuro, al di là di ogni necessità di ricerca, che la stragrande maggioranza dei cittadini compresi i consiglieri comunali, regionali e forse in parte anche gli stessi assessori ignorano quali sono i rischi relativi alla salute dovuti al traffico, quali sono i fattori che vengono tenuto sotto controllo e da cui derivano le delibere, le ingiunzioni di arresto del traffico e i risultati positivi che da queste misure discendono. Soprattutto ignorano che cosa rappresentino questi rischi nell'insieme dei rischi dovuti all'ambiente che minacciano i cittadini.

La differenza quindi tra 20 anni fa ed oggi crea delle perplessità soprattutto pone come quesito fondamentale quello di dove stiamo andando oggi in Italia. E' solo un crollo dei politici, del politichese, o è anche e soprattutto un crollo, o meglio un cambiamento di paradigma nella politica come arte di governo della cosa pubblica in particolare del controllo del nostro mondo, del nostro ambiente?

Le riflessioni che sono suggerite dal contesto sono molte. In primo luogo il mondo nell'accezione concreta, cioè l'insieme della comunità mondiale si trova di fronte a dei problemi che, come qualcuno sostiene, non sono più problemi politici ma problemi di policy. E' una questione gergale perché viene spiegato oggi che i problemi di policy sono problemi collettivi, cioè riguardanti un gran numero di persone, di difficile soluzione; problemi che in genere coinvolgono conflitti tra obiettivi diversi; che hanno significative componenti "umane", nel senso che toccano i comportamenti e gli atteggiamenti sociali in genere; ci si limita ad aspettare che si risolvano spontaneamente, "con il tempo", comportano costi di varia natura.

I cosiddetti problemi di policy non sono altro che dei problemi fondamentali di "invarianti" storicamente determinate nel senso che assumono forme particolari in rapporto alla storia e alla geografia. Uno di questi è rappresentato dalla centralità degli uomini concreti con nome e cognome. Non si tratta solo di affermare che la salute non è soltanto mancanza di infermità e/o di malattia, ma benessere completo psico-fisico, né tantomeno di sottolineare che l'ambiente deve essere a misura d'uomo. I problemi sono rappresentati dal fatto che la rappresentanza dell'uomo, a misura del quale bisogna costruire l'ambiente e valutare lo stato di salute, può essere o delegati ai tecnici più o meno illuminati, oppure può essere affrontata in modo concreto con gli uomini reali.

In questo confronto l'approccio scientifico (non soltanto psicologico) che non risolve immediatamente il problema dell'informazione reale e della democrazia reale ma lo apre e cerca una soluzione tecnologica e sociale da tendere al limite, rispetto alla ricerca del meglio, è il dato fondamentale.

Ieri, venti anni fa, il rapporto fra i tecnici, la comunità scientifica e gli uomini reali, concreti, era pensato in rapporto al gruppo operaio omogeneo attraverso la non delega, attraverso la costruzione di categorie comuni, cioè i quattro gruppi di fattori, attraverso l'identificazione di procedure capaci di garantire il riconoscimento di due modi di conoscere il mondo: la verifica della validità di questo approccio doveva essere garantita dall'esistenza di registri dei dati ambientali e dei registri dei dati bio-statistici.

Oggi, di tutto questo, esistono delle tracce nello stato di cose (nello Stato Italiano e non solo in quello). Queste tracce sono in parte dei ricordi, delle reminiscenze e per, forse per molti, dei ricordi da dimenticare. In parte queste tracce sopravvivono in forma "coperta" ma rappresentano dei riferimenti per continuare, in situazioni particolari, in ambienti diversi, a combattere la battaglia per il controllo dell'ambiente a favore comunque degli uomini. In parte la situazione di allora è andata trasformandosi e ha determinato risultati strumentali, progettuali complessi anche attraverso alla utilizzazione delle moderne tecnologie.

Tornando al problema dell'utilizzazione delle moderne tecnologie è l'elemento centrale della nostra riflessione. Come ci chiedevamo all'inizio non esiste una risposta univoca. Le tracce di quello che caratterizzava la situazione di 20 anni fa, ha prodotto essenzialmente due tipi di risposte. Il primo è rappresentato dal "riassorbimento" delle posizioni della comunità scientifica nell'ambito dello spirito della comunità scientifica dominante, quella nord-americana. Lo spirito, l'approccio culturale della comunità scientifica americana è però cambiato in peggio secondo me ed è rappresentato essenzialmente dal passaggio dalla cibernetica all'informatica.

Che cosa ha significato il superamento della concezione cibernetica di Wiener? La cibernetica che si caratterizza come scienza che studia le informazioni e il controllo delle informazioni ha preso il suo nome dal "timoniere" (in greco "Chibernetic"). L'informatica che è figlia della cibernetica ha tralasciato l'elemento fondamentale: l'importanza del timoniere cioè del controllo della rotta. Ma ha soprattutto dimenticato che nello schema della teoria dei sistemi che si autoregolano il feed-back sociale è rappresentato essenzialmente dalle risposte degli empirici.

La contraddizione fra la crescita smisurata delle informazioni disponibili e la possibilità di controllarle a livello di collettività e tanto più a livello di individui o di piccoli gruppi, ha visto nell'era dei calcolatori la prospettiva delle banche dati complete capaci di dare il minimo dettaglio della situazione ambientale in tempo reale.

La stessa disciplina, quella che studia le prospettive della tecnologia dei calcolatori, ha individuato un limite, o meglio un elemento di correzione di rotta in due elementi di riferimento: il primo è rappresentato dall'intelligenza artificiale e ancora di più nel modello dell'uomo automa. Il riferimento agli elementi strategici dello sviluppo dell'intelligenza artificiale cui ci interessa far riferimento è essenziale perché riconduce alla supremazia della cibernetica sull'informatica cioè del controllo delle informazioni rispetto ad uno scopo che non può non essere il riferimento della politica.

Al di là delle definizioni, la politica nel suo significato originario è l'arte di governo della città e l'arte di governo della città non può non essere l'arte di scegliere i problemi prioritari e riconoscere per questi le soluzioni più adeguate e, su questa base costruire un sistema operativo di riferimento che permetta di riconfermare la validità delle scelte (priorità e sistema operativo).

E' evidente quindi che non possiamo non chiederci oggi se i principali pericoli di fronte ai quali noi dobbiamo usare tutte le risorse, tutte le possibilità di intervento dell'autorità siano il monossido di carbonio (il vecchio ossido di carbonio che avvelenava gli incauti che lasciavano accesa la stufa a carbone in condizioni di aereazione insufficiente) e il protossido o biossido di azoto.
Ben più ampio è l'arco dei fattori o meglio delle situazioni che rappresentano rischio in una città. Basta l'elenco delle malattie professionali riconosciute. L'elenco di queste situazioni di rischio è alla portata di ogni cittadino:
  1. i rischi dovuti al metabolismo umano che pongono il problema delle fognature come un problema essenziale per la sopravvivenza delle comunità;
  2. il problema del metabolismo degli animali casalinghi;
  3. il problema del riscaldamento che vale ovviamente per le popolazioni della zona temperata e ancora più delle zone nordiche e polari;
  4. il problema dei rischi derivanti dalla circolazione delle automobili private (non vengono considerate le automobili e i mezzi di trasporto pubblici perché considerati in un'altra categoria);
  5. la pontelle (le attività e i rifiuti domestici);
  6. tutte le attività economiche organizzate sia pubbliche che private (per intenderci quelle che sono contenute nell'elenco della Camera di Commercio e che devono essere autorizzate e controllate quasi tutte dal Municipio);
  7. tutto quello che può essere ricondotto al capitolo del Drugs & Food (droghe e alimenti);
  8. i grandi eventi eccezionali naturali e non (esplosioni di depositi, terremoti ecc...).

Secondo Wiener la fabbrica, come la società utilizzano solo un milionesimo delle possibilità umane perché sono sistemi che non utilizzano la retroazione (l'esperienza).

E' assolutamente evidente per qualsiasi cittadino che i due fattori di rischio su cui si centra tutta l'attenzione del sistema nazionale rappresentano due riferimenti che si possono definire ridicoli.
Se si riprende il vecchio percorso strategico di venti anni fa, usato con estrema efficacia in molte fabbriche da parte degli interessati, cioè gli operai, noi ci troviamo di fronte alla necessità di incominciare a definire quali sono i rischi più gravi e/o frequenti che si manifestano sotto forma di danno alla salute e quindi riscontrabili e, in particolare, attraverso l'intervento dei medici.

Sulla base di questi rischi di danno la individuazione dei fattori e/o delle situazioni che causano questi danni, rappresenterebbe un obiettivo discreto raggiungibile sulla scorta delle ricchissime informazioni relative alle conoscenze tecnologiche e mediche e alle loro utilizzazioni nella giurisdizione (diversa da paese a paese).
Il mondo in cui viviamo ci offre una notevole ricchezza di esperti capaci di selezionare all'interno della grande quantità di informazioni, le informazioni necessarie ai cittadini.
Sempre sulla base del vecchio schema i fattori considerati come prioritari devono essere controllati (sottoposti a monitoraggio come si dice oggi) indicando quali sono i massimi accettabili di concentrazione.

Si tratterebbe di costruire un sistema capace di autoregolarsi. Qualcuno potrebbe sottolineare che è appunto questa la struttura dell'auto-regolazione che si è venuta realizzando e che si esprime nel blocco parziale o totale della circolazione. Il modello di sistema manca però dell'elemento essenziale cioè l'indicazione (e la possibilità di verifica) dei danni che si vogliono evitare. Inoltre non è stato dibattuto il problema dei rischi prioritari e di conseguenza si sono scelti dei fattori di tipo generico (ossido di carbonio e ossidi di azoto), che possono permettere di esercitare l'autorità in favore dei cittadini (anche se ci sono molti errori non si può non approvare l'uso dell'autorità per proteggere la salute della gente), ma gli altri fattori di inquinamento ad es. quelli a cui sono imputabili tumori, sordità, bronchiti croniche, asbestosi, silicosi, sono stati esclusi dall'autoregolazione del sistema.

In terzo luogo, non si è posto alla base della creazione di un sistema capace di autoregolarsi, il cittadino con le sue conoscenze. Quindi l'atteggiamento risulta un vecchio atteggiamento che non ha certamente uno sbocco positivo perché non utilizza l'elemento essenziale della democrazia: non un generico diritto alla parola o alla parità, cui corrisponde di fatto una disuguaglianza (che ha gli stessi caratteri della disuguaglianza) di informazione, in senso cibernetico che oggi noi abbiamo nell'affrontare i problemi del controllo dell'ambiente ma la possibilità di partecipare alle scelte collettive.

Abbiamo già sottolineato la necessità che alla base di un sistema tecnologicamente avanzato vi sia un approccio cibernetico, in senso tecnico, e un approccio cibernetico in senso Wieneriano, cioè capace di utilizzare il feed-back, non solo sotto forma di riscontri oggettivi di danno, ma anche in modo mediato, attraverso la conoscenza e consapevolezza dei cittadini.

In forma schematica, noi pensiamo che un sistema moderno, aggiornato, capace di utilizzare tutte le tecnologie e, in particolare, la tecnologia dei calcolatori debba essere visto in un approccio che si definisce dell'uomo-automa, o meglio di sistemi di uomini che hanno a disposizione gli automi, cioè le macchine di tutti i tipi e in particolare i calcolatori, per usarli come l'uomo usa tutti gli strumenti, da quelli antichi come il bastone, la lancia, la zappa, a quelli moderni come gli occhiali, la penna, la macchina da scrivere, l'automobile, l'aereo.

Come nelle previsioni degli anti-macchinisti nella Repubblica di Erehwon. Oggi i sindaci e gli assessori e i ministri fermano le nostre automobili. Al contrario, sarebbe necessario considerare la possibilità di un sistema basato sui criteri prima indicati: centralità dei cittadini sul piano informativo, partecipativo e categorie di situazioni di rischio per costruire un catasto simile a quello della proprietà fondiaria.

Qualcuno ha scritto che la Rivoluzione Francese ha prodotto, come fatto fondamentale che definiva un nuovo mondo, il catasto della proprietà fondiaria.
Io penso che la costruzione di un catasto delle proprietà nocive delle situazioni produttive e di vita esistenti su ogni territorio concreto, possa rappresentare la pietra miliare di un dominio dell'ambiente in favore delle esigenze degli uomini.
Questo catasto può favorire un modello valido di comunicazione fra i dodici Paesi europei, se si definisce il sistema (le competenze umane, i mezzi tecnici e in particolare i programmi informatizzati) capace di gestire questo catasto.

Il sistema noi lo vediamo rappresentato dall'insieme degli abitanti di ogni Comune, fra i quali viene a svolgere una funzione specifica il Sindaco, come rappresentante del potere che si esprime oggi nel bloccare la circolazione delle macchine e domani si potrà esprimere nel bloccare e nell'imporre delle trasformazioni fondamentali anche all'interno dei processi produttivi, delle caratteristiche della circolazione ecc... Sempre all'interno dei cittadini una particolare funzione va rivalutata in modo determinante ed è quella dei medici, cioè degli operatori che hanno le possibilità e il compito di valutare il danno, che è l'unico indice reale dell'entità del rischio.

La funzione delle organizzazioni sociali in senso lato, cioè di tutte le organizzazioni che esprimono l'attività umana al di fuori dell'attività lavorativa in senso stretto, è quello di modellare le caratteristiche del sistema rappresentato dalle tre figure centrali: cittadino, medico, sindaco.
Questa modellizzazione è stata finora prevalentemente, quasi dappertutto nel mondo che io conosco, rivolta alla regolazione dei rapporti in termini di diritti alla cura e alla prevenzione.

E' tempo che oggi svolga la funzione di modellizzazione di un sistema capace di controllare l'ambiente in funzione della salute degli uomini, attraverso gli uomini stessi.
Un sistema operante non fatto di parole altisonanti, soprattutto fatto di informazioni. In primo luogo, sul sistema stesso e sugli elementi base su cui il sistema si autoregola.

Un ultimo elemento da sottolineare è il gioco, l'insieme delle regole di sviluppo del sistema uomo-ambiente: si gioca essenzialmente sul rinnovamento e sul miglioramento delle leggi a prescindere dalla verifica dei risultati che queste leggi producono. Non si tratta tanto di sostenere questo o quell'approccio giuridico, questa o quella posizione relativa al diritto. Deve risultare assolutamente prioritaria l'informazione sulla nocività reale (e sul suo andamento) nell'ambito di un catasto della nocività delle proprietà fondiarie in rapporto ai loro contenuti d'uso, cioè dell'attività che viene svolta in esse, sia pubbliche che private.

L'esistenza, la disponibilità e l'approntamento di sistemi adeguati a informare veramente su quei dati, garantiscono agli uomini la possibilità di sfruttare a pieno le loro conquiste democratiche in senso tradizionale.

Molti degli strumenti cui ho fatto riferimento sono già in uso altrove, come continuazione del percorso iniziato in Italia negli anni '50 e '60 sia nell'ambito delle fabbriche, che del sindacato, che della comunità scientifica nel suo insieme.

Due aspetti mi paiono degni di considerazione, in rapporto a quanto è stato finora detto. Sono ambedue relativi a quanto sta avvenendo nelle grandi città italiane, nell'ambito del cosiddetto problema della città come fabbrica di veleni e come problema di blocco totale e/o parziale della circolazione dei mezzi di trasporto privati.

Le critiche che sembra si possano fare nei confronti di questa procedura non possono eliminare gli elementi positivi, che sono almeno due e ovviamente hanno a che fare con quanto oggi si può pensare di utilizzare sul piano degli strumenti scientifici, per controllare l'ambiente in funzione della difesa della salute degli uomini.

Il primo elemento positivo è rappresentato dal fatto che certamente la circolazione dei mezzi di trasporto in Italia, come altrove, un problema sinora irrisolto, sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista qualitativo. Circolare prevalentemente su mezzi privati (del tipo di quelli attuali ovviamente), non è certo il modo più agevole né più economico. Non lo è neanche dal punto di vista della velocità. Rispetto a questo elemento non è certamente una scoperta dire che influisce fortemente sull'inquinamento da monossido di carbonio e di protossido di azoto, il fatto che la circolazione sia tutt'altro che rapida e tutt'altro che fluida. Ma certo molti altri fattori entrano in gioco, tra i quali sicuramente le attività produttive, in particolare quelle industriali, e il riscaldamento.

Pertanto l'intervento sulla circolazione non può che essere salutato come un intervento valido, almeno se è capace di porre il problema della necessità e della possibilità di migliorare la qualità del trasporto e in parte, di conseguenza, la qualità della vita (sottolineando forse i vantaggi complessivi delle soluzioni alternative che non l'eliminazione del rischio da cataboliti).

Il secondo aspetto positivo dell'intervento ci pare debba essere ulteriormente sottolineato, cioè la concezione della città come un sistema che si può autoregolare attraverso dei meccanismi consapevoli. La consapevolezza è la situazione che si vuole produrre e migliorare ed è caratterizzata da indici puntuali, precisi, che non possono essere che i rischi ambientali, identificati come danni e come fattori di rischio. Il sistema che si autoregola per ora è soltanto costituito dall'indice di concentrazione del monossido di carbonio e del protossido di azoto e da un intervento che corrisponde all'uso, da parte dell'autorità comunale, di poteri esistenti vecchi, non nuovi.

Si ritorna al vecchio, ma originale modello della cibernetica di Wiener: l'analogia degli organismi viventi e delle macchine dal punto di vista delle modalità d'uso delle informazioni per il controllo del mantenimento delle proprie funzioni.

Questa analogia, che permetteva a Wiener di paragonare il funzionamento dell'organismo a quello di un frigorifero, è vera anche per un'organizzazione sociale come quella della città.

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